Dieta: un mezzo per vivere meglio. Dalle intolleranze alimentari alla regola dei tre giorni

Dall’intervista della redazione di Zoe Magazine al Dott. Nicola Giovanni Locorotondo – pubblicata sul n° 26, anno VIII

Dimagrire? Niente paura. Dalle intolleranze alimentari alla “Regola dei tre giorni”, ecco le nuove soluzioni scelte dal Dott. Nicola Locorotondo, a capo dell’omonimo “Gruppo Locorotondo”, per conoscere le cattive abitudini che causano l’aumento di peso ed imparare a difendersi.

Arriva l’estate, cosa fare per mettersi in linea?

«Inizia con il caldo la “corsa per perdere peso”, partendo dall’iscrizione in palestra, seguendo diete a volte troppo rigorose, copiate dai giornali o prese a prestito dalle amiche. C’è chi addirittura salta i pasti, sperando di raggiungere prima l’obiettivo tanto agognato. Ma spesso i risultati durano poco, si confonde la perdita di acqua e massa magra con un vero e proprio dimagrimento ed è per questo che, nella maggior parte dei casi, dopo una discesa dell’ago della bilancia, si riprende il peso e spesso con il 10% in più. Bisogna per questo ricordare ai pazienti che ogni essere umano ha un certo numero di adipociti e la perdita di peso non coincide con la loro eliminazione, ma si concretizza solo con il loro sgonfiamento. È importante imparare a mangiare per fare in modo che gli adipociti non si rigonfino più.»

Quale dieta scegliere? Cronodieta, paleolitica, iperproteica….

«La scelta della giusta dieta è molto difficile, ma il mercato ne offre molte; si può veramente spaziare anche cercando di seguire i nostri gusti. Esistono le diete modaiole; ora sono in voga la cronodieta (si basa sull’assunzione del cibo giusto all’orario giusto; il principio è quello di seguire l’esatta circadianicità dei nostri ormoni), la paleolitica (carne e alimenti crudi il più possibile) e la iperproteica (solo proteine, con esclusione di carboidrati, eseguita per 20 giorni). Io comunque sono del parere che è sempre meglio scegliere una buona e corretta alimentazione: mai fare pasti esagerati, mangiare un po’ di tutto, partendo da una colazione abbondante – in quanto ciò che si mangia al mattino si consuma – poi il pranzo (da non saltare) scegliendo un primo con verdure e una cena leggera, a base di carne bianca o pesce sempre con verdure o anche minestre, ma senza patate e se vi sono legumi sarebbe meglio passarli.»

Come si fa ad avere un’alimentazione corretta ?

«Per avere un’alimentazione corretta è importante soprattutto cercare di non usare alimenti precotti, e fare attenzione ai conservanti e agli additivi. Cucinare non è poi così difficile, e se si è costretti a pranzare fuori, oggi i bar offrono veramente molte opportunità di scelta. L’importante è variare sempre gli alimenti. Io faccio seguire la “regola dei tre giorni”, ogni alimento lo faccio ruotare con tre giorni di sospensione. Bisogna anche variare i tipi di frumento. Ne esistono di eccellenti anche a livello vitaminico facilmente reperibili al supermercato. Imparando a variare si inseriscono più alimenti. Infatti il nostro organismo ha un’eccellente memoria e succede quindi che, mangiando sempre le stesse cose, andiamo a consumare gli stessi enzimi necessari alla digestione e non riusciamo a smaltirli. Questo causa un rallentamento del metabolismo con conseguente aumento di peso. È una specie di autodifesa, molto utile nei paesi dove le risorse sono poche, ma in una società come la nostra dove il cibo è in abbondanza capita che le persone, a lungo andare, vedendo l’ago della bilancia salire e mai scendere, comincino a mangiare sempre meno, sino al punto di dire la classica espressione “bevo un bicchiere d’acqua e ingrasso”. La mia regola è variare, variare, variare. Imparare inoltre a consumare la frutta lontano dai pasti, o prima o un’ora dopo, da preferire non troppo matura e dove è possibile mangiare la buccia.»

Carboidrati si o no?

«I carboidrati hanno una brutta reputazione perché hanno uno stretto rapporto con l’insulina, detta anche ormone ingrassante. Ai carboidrati è assegnato un Indice Glicemico (IG), ovvero la velocità alla quale entrano nel circolo ematico causando una risposta insulinica. L’insulina ha il compito di immagazzinare le sostanze da noi ingerite. Se utilizziamo cibi con medio e basso IG non vi è alcun problema, ma quando ingeriamo alimenti ad alto IG si attiva la liposintesi, cioè la fabbricazione di nuove cellule di grasso, che aumenta la permeabilità degli adipociti rendendoli più grandi. Quindi più alta sarà l’insulina e più grasso immagazzineremo. Il problema dei carboidrati è che le persone, quando li nominano, pensano solo alla pasta, non considerando ad esempio la frutta, i legumi e i cereali. I carboidrati sono molto utili; dal loro metabolismo non si formano prodotti dannosi al nostro organismo, come invece avviene con le proteine, (ammoniaca) o con i lipidi con produzione di corpi chetonici. I carboidrati, inoltre, sono fonte energetica importante per il nostro cervello. Una dieta povera di carboidrati provoca un eccessivo catabolismo dei grassi, con circolazione di troppi corpi chetonici e conseguente acidosi tissutale. I carboidrati dovrebbero costituire il 55-60% dell’apporto energetico giornaliero. Quindi limitare il loro consumo, ma inserirli nella dieta quotidiana.»

Cosa influisce su una buona riuscita?

«Quando si prende in considerazione di iniziare un nuovo regime alimentare bisogna considerare se negli ultimi tempi il peso ha subito delle oscillazioni, cioè se c’è stata una perdita di peso, poi riacquistata quasi subito. In questo caso bisogna considerare la possibilità di una positività a livello intestinale della candida albicans. È importante, inoltre, verificare, durante l’anamnesi, se non vi siano sonnolenza post prandiale, gonfiori addominali, flatulenza, cefalee. Normalmente la candida convive con noi; è un fungo appartenente alla flora batterica “amica” che contribuisce alla digestione degli zuccheri mediante un processo di fermentazione. Nella forma patologica diventa un parassita, che crea una struttura molecolare molto lunga che attraverso la mucosa intestinale entra nel circolo sanguigno. La candidosi intestinale è quindi una forma di disbiosi, un’alterazione dell’equilibrio intestinale. In condizioni normali la candidosi è benefica, ma quando si verificano alterazioni delle difese immunitarie, con abuso di antibiotici e cortisonici, assunzione di pillola anticoncezionale, stress e cattive abitudini alimentari, si replica eccessivamente e crea la candidosi. L’equilibrio della flora batterica intestinale è la premessa indispensabile per il buon funzionamento dell’intestino e la riuscita di una dieta. Pertanto, prima di iniziare un nuovo regime alimentare, il nostro intestino, spesso chiamato “secondo cervello”, non deve trovarsi in condizioni di disbiosi e va quindi preventivamente “bonificato” con probiotici.

Siamo tutti intolleranti o è una moda?

«Le intolleranze sono anch’esse da considerare. Io utilizzo l’ALCAT test, un test effettuato con un prelievo di sangue. Questo test è basato sul principio citotossico, automatizzato e standardizzato, ed è per tale ragione che lo ritengo molto attendibile; inoltre, è stato approvato dalla CEE e riconosciuto dalla Food and Drug Administration. Utilizzando le intolleranze ho trovato molta facilità nel far perdere peso ai pazienti, ma soprattutto a farlo mantenere. È molto importante interpretare correttamente il test delle intolleranze, considerare le associazioni e le crociature fra i vari alimenti. Una volta effettuato il test, si procede per un mese almeno all’esclusione dell’alimento trovato positivo. Avviene quindi una specie di svezzamento del bambino. Poi si procede al reinserimento graduale dell’alimento. I risultati sono eclatanti. Per il mantenimento, invece, faccio eseguire l’esclusione degli alimenti incriminati solo una volta a settimana.»

Qual è la differenza fra intolleranza e allergia?

«L’intolleranza alimentare è una situazione patologica caratterizzata dalla difficoltà o incapacità a metabolizzare un alimento o un gruppo di alimenti; i disturbi più frequenti sono a carico dell’apparato gastrointestinale, ma possono coinvolgere anche altri distretti corporei e causare dermatiti, infezioni all’apparato urogenitale, cefalea ed altro. Nella maggior parte dei casi le intolleranze alimentari vengono individuate dopo mesi, a volte anni, di persistenza dei sintomi; sono un fenomeno molto frequente (8 persone su 10) anche se in genere tende ad essere sottostimato. È molto raro che le persone che ne soffrono siano in grado da sole di comprendere questo fenomeno. Tra le intolleranze più frequenti vi sono quelle al lattosio, al lievito, e al glutine. L’allergia è una reazione immediata dell’organismo all’ingestione di una determinata sostanza, che può essere contenuta in un alimento o in un additivo.»

Quanto influiscono le intolleranze sui vari disturbi?

«Secondo me la loro influenza è notevole, ma solo perché alla base esistono persone che mangiano sempre le stesse cose. Provate a imparare a variare e vedrete la differenza.»

I nostri geni influiscono?

«Da un recente studio effettuato dalla Stanford University presentato alla conferenza annuale dell’American Heart Association, si è potuto verificare che l’efficacia di una dieta alimentare non dipende dal tipo di alimentazione, ma dal nostro DNA. L’efficacia di un regime dietetico è subordinata al profilo genetico di chi segue la dieta e quindi non può essere uguale per tutti. Sono stati analizzati 5 geni che contribuiscono al metabolismo dei grassi e dei carboidrati. Sfruttare quindi le informazioni che ci può fornire il nostro DNA potrebbe essere molto interessante per aiutare a combattere il sovrappeso e l’obesità, che sono la piaga del nostro mondo industrializzato e aggravano patologie come diabete e cardiopatie. Sarebbe anche molto utile poterlo eseguire in giovane età, poiché i bambini oggi sono oversize, e se il futuro ci prospetta una vita più lunga, è importante cercare di arrivarci senza il rischio di sviluppare patologie conseguenti l’obesità, quali malattie cardiovascolari e diabete.»

L’analisi del DNA, attraverso cui vengono individuati in modo inequivocabile informazioni e fattori potenziali di rischio connessi all’insorgere di patologie cronico-degenerative, cardiovascolari, metaboliche (diabete e obesità) ecc., rappresenta certamente la nuova frontiera medico-scientifica nel campo della prevenzione, consentendo di intervenire attraverso percorsi correttivi prima del manifestarsi di una malattia o disfunzione.

La nostra struttura, in linea con l’evoluzione delle tecnologie e delle metodiche diagnostiche nell’ambito della genetica predittiva, è oggi in grado di definire, attraverso l’effettuazione del test del DNA, il profilo genetico del paziente e di individuare percorsi di prevenzione personalizzati e “adattati” rispetto al metabolismo individuale, che interessano modifiche nello stile di vita o nel regime alimentare da seguire.

E’ importante l’attività fisica?

«Fare attività fisica non significa fare maratone o eccessivi sforzi in palestra sperando di perdere peso. In questo modo si stressa solo il nostro organismo, ottenendo al massimo una perdita di acqua e, forse, una temporanea perdita di peso. È importante fare attività anaerobica per almeno un’ora al giorno; l’ideale è effettuarla al mattino, quando il nostro cortisolo è alto, ma purtroppo la vita, il lavoro, gli impegni ci impongono di scegliere orari a noi compatibili. È comunque sempre importante alimentarsi in modo adeguato, perché bisogna perdere solo la massa grassa. Se si effettua attività al mattino sarebbe ideale ingerire la colazione + un integratore + acqua alla stessa dose. Se si effettua attività fisica durante la pausa pranzo, fare uno spuntino 2 ore prima (yogurt e frutta), dopo la palestra mangiare pasta o insalata con uovo o tonno o carne magra, o 40 gr di noci o mandorle + 5 gr amminoacidi + una spremuta di 2 arance o 300 gr di frutta e fare merenda sempre con frutta o yogurt. Se si effettua attività fisica al pomeriggio, fare un pranzo leggero e una cena con pochi grassi e pochi carboidrati e accompagnare con verdura. Quindi sì alla palestra, ma con moderazione. Per chi invece non se lo può permettere o non ha voglia, 40 minuti al giorno di camminata sono comunque un buon programma.»

Per maggiori informazioni, è possibile telefonare al numero 3338748521.